In Bruges - La Coscienza Dell'assassino

Trama(fonte FilmUP): In seguito ad un imprevisto durante il loro ultimo incarico, l'assassinio di un prete, due killer professionisti, Ray e Ken, vengono costretti dal loro boss, ad una vacanza forzata nell'accogliente città di Bruges in Belgio. Qui, i due, dovrebbero cercare di passare inosservati, finché non si calmano un pò le acque, ma, una serie di circostanze gli mette al centro di rocambolesche situazioni... Che non sia giunto il momento di cambiare vita...?

Regia: Martin McDonagh

Attori: Colin Farrell, Brendan Gleeson, Ralph Fiennes, Clémence Poésy

Commento: Ray(Colin Farrell) e Ken(Brendan Gleeson) sono due killer di professione che sono stati costretti dal loro capo a farsi una vacanza nella città di Bruges in Belgio. Ambientato interamente in questa bella città, il film scorre velocemente perchè uno che lo guarda rimane affascinato dalle bellezze della piccola cittadina belga. Tra l'altro ci sono alcune scene quasi comiche(tipo la scena dei grassoni che vogliono salire sulla torre). Anche se il regista è diverso, anche in questo film si parla della stranezza della psiche umana come nel film "Sogni E Delitti". Il finale è geniale con l'amicizia che trionfa su tutto.

Voto: 7-


Commenti

  1. A Bruges la vita scorre lenta e anonima. Un posto perfetto per nascondersi e fare i conti con la propria coscienza. La città fiamminga sa “solo” produrre cioccolatini, regalare qualche scorcio medievale, mostrare cani alla finestra che guardano i vecchi seduti sulle panchine e invitare sui suoi canali navigabili che la fanno vagamente somigliare alla nostra Venezia. Sembra una città qualsiasi (“noiosa” secondo i parametri di Ray, il personaggio interpretato da Colin Farrell) ma ben presto il suo panorama urbano genuino e affascinante si confonde con la vita di due sicari londinesi “parcheggiati” lì dopo un evento sanguinoso.

    C’è la sensazione che il film voglia andar giù pesante su argomenti quali il senso di colpa, il peccato e la discesa agli inferi di anime tormentate: e la città scelta sarebbe anche giusta per risvegliare, con i suoi palazzi, i dipinti inquietanti sul Giorno del Giudizio e le ampolle contenenti il sangue di Cristo, la moralità. Gli scenari sono splendidi: si passa dalle sale del Museo Groeninge con i dipinti di Magritte e Bosch alla Torre del Campanile dalla cui cima si può godere di una vista impareggiabile. Quest’ultimo sarà anche un luogo fondamentale per lo svolgersi delle vicende: i suoi quasi 400 scalini vedranno morire d’infarto un turista americano e scorrere un bel po’ di sangue.

    Purtroppo la svolta “acida” a metà strada fra Tarantino e i fratelli Coen (senza la rilevanza dei dialoghi diluiti del primo e l’arguzia dei secondi) non è molto appropriata: forse si voleva premere l’acceleratore sul sogno e il surreale ma, tra coca, prostitute, nani e pistole caricate a salve… si perde di vista un po’ quella che è la coscienza del titolo tradotto in italiano. Si abbandonano le atmosfere thriller e noir; ed è un vero peccato perché gli attori a disposizione erano di una certa rilevanza.

    Il Caso e il Fato entrano troppo in gioco e perfino la musica che accompagna le vicende diventa da intrigante a inutile. Una caricatura forzatamente a incastro di tutti i personaggi esistenti riflette un esercizio di stile un po’ vanitoso e antipatico, e mostra assassini e mandanti maldestri che ripetono “cazzo” all’infinito, giusto per dare spessore alle loro nevrosi.

    E’ per questo motivo che non posso ritenere all’altezza la sceneggiatura scritta dal volenteroso regista Martin McDonagh: coinvolgente e incrollabile nel suo incipit quanto imperfetta, sofferente e trascurata in seguito. Le scene d’azione sono prevedibili e non interessano, soprattutto quando si decide (sorpresa delle sorprese) di mettere in scena un inseguimento sotto una neve posticcia (sigh!) fioccante sulla città addobbata per le feste di Natale.

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  2. Ho visto di peggio in giro. Diciamo che "In Bruges" non è un capolavoro ma non è nemmeno un bidone... Saluti

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