Le Due Vie del Destino

Le due vie del destinoTrama: 1942. Decine di migliaia di giovani e coraggiosi soldati sono fatti prigionieri di guerra dalle truppe giapponesi che hanno invaso Singapore. Tra i soldati catturati c’è Eric Lomax(Jeremy Irvine), ventunenne addetto ai segnali e appassionato di ferrovie. Spedito a lavorare alla costruzione della celebre Ferrovia della morte, in Tailandia, Eric è testimone di inimmaginabili sofferenze. Sopravvissuto per miracolo alla guerra, perseguitato dall’immagine di un giovane ufficiale giapponese, si isola dal mondo. Ma un giorno, diversi anni dopo, incontra una donna affascinante. Si sposano, ma la notte delle nozze gli incubi di Eric(Colin Firth) riemergono. La moglie, Patti(Nicole Kidman), cerca in ogni modo di scoprire che cosa tormenta l’uomo che ama. Una straordinaria storia vera intrisa di eroismo, di umanità e di potere salvifico dell’amore.

Regia: Jonathan Teplitzky

Attori: Colin Firth, Nicole Kidman, Stellan Skarsgård, Jeremy Irvine, Tanroh Ishida, Hiroyuki Sanada

Commento: Ho visto questo film su Sky Go. “Le Due Vie del Destino” è basato sul romanzo autobiografico di Eric Lomax, “The Railway Man”. Quest’ultimo, soldato di 21 anni addetto ai segnali e appassionato di ferrovie, venne catturato nel 1942 insieme ad un gruppo di giovani coraggiosi dalle truppe giapponesi che invasero Singapore. Il film non mi ha convinto per come è stato impostato. Parte infatti con la storia d’amore tra Eric Lomax(Colin Firth) e Patti(Nicole Kidman) e finisce con la riconciliazione finale con il giapponese “cattivo. Nel mezzo ci sono tanti flashback con attori più giovani e botte da orbi che fanno appiattire la carica emozionale della già manieristica pellicola. Forse sarebbe stato meglio partire con gli anni delle torture e proseguire in ordine temporale. Ormai è assodato che le cose che funzionano in un libro non sempre hanno lo stesso successo anche al cinema. Conclusioni?  “Le Due Vie del Destino” è un film accademico, troppo appoggiato sulle emozioni per emozionare, dal finale sentimentale assai prevedibile. E che patisce di una netta sproporzione tra le scene al passato, drammatiche e visivamente più forti, e quelle al presente. Alla fine si salva solo perché tratta una storia vera. La frase più significativa del film: “Arriva un momento della vita in cui l’odio deve finire”.

Voto: 6½

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