Gramigna

Il film "Gramigna" si ispira alla storia vera di Luigi Di Cicco, figlio di Diego, uno dei più potenti boss della malavita campana, che attualmente sta scontando l’ergastolo

GramignaTrama: Luigi ha pochi anni e un padre in galera da sempre. Da quando è nato, da quando è in grado di ricordarselo. Figlio di un boss della malavita campana condannato all’ergastolo, Luigi avrebbe voluto crescere al suo fianco e non portare il suo nome come una condanna. Perché tutti a Napoli sanno chi è, di chi è figlio. Allevato da una nonna e una madre amorevoli, che chiudono gli occhi sulle attività illecite della famiglia, il ragazzo oscilla tra bene e male, tra padrini voraci e padri putativi, alla ricerca costante di un riferimento a qualcuno, a qualcosa.

Regia: Sebastiano Rizzo

Attori: Gianluca Di Gennaro, Teresa Saponangelo, Biagio Izzo, Enrico Lo Verso, Ernesto Mahieux

Commento: Ho visto questo film su Sky Cinema. Il film si ispira alla storia vera di Luigi Di Cicco, figlio di Diego, uno dei più potenti boss della malavita campana, che attualmente sta scontando l’ergastolo. “Gramigna” racconta la voglia di riscatto di un giovane napoletano contro la camorra. Luigi(Gianluca Di Gennaro) non ha alcun buon esempio da seguire; ciò su cui può unicamente contare è l’affetto della madre(Teresa Saponangelo) e della nonna, donne la cui vicinanza, il più delle volte, serve a tenerlo “lontano dai guai”. Fin da ragazzo assiste a continue perquisizioni all’alba, affronti per l’appartenenza, il cognome da portare. Forze dell’ordine che di continuo mettono a soqquadro la casa che potrebbe nascondere qualcuno, in particolare lo zio del ragazzo. Figlio e madre rappresentano le due solitudini del racconto evidenziato. La scena più significativa è quando Luigi festeggia i 18 anni in un ristorante e nota un bambino che gioca con suo padre. Il ragazzo in quel momento scopre il peso dell’assenza della figura paterna. “Gramigna” fa tesoro della vita di Luigi Di Cicco, del suo malessere restituendolo allo spettatore come un allarme. L’allarme di un Paese che non ha mai fatto la rivoluzione, che non ha mai ucciso i padri e di colpo è diventato fratricida. “Io Non sono come mio padre!”. E’ il grido finale di Luigi, che sembra quasi simboleggiare un sincero atto liberatorio di un’intera generazione.

Voto: 7-

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