Gli uomini d’oro

“Gli uomini d’oro” è un crime metropolitano ispirato a un’incredibile storia vera accaduta il 27 giugno 1996. Il titolo “Gli uomini d’oro” è proprio l’appellativo dato alla banda dai giornali.

Gli uomini d’oroTrama: Luigi è un impiegato delle poste che si vede sfumare davanti agli occhi l’agognata pensione anticipata a causa della riforma Dini. Decide quindi di vendicarsi e organizzare con un amico ed un collega una rapina al furgone portavalori che ha guidato per tutti quegli anni; ma l’ingresso di alcuni criminali nel piano complica le cose.

Regia: Vincenzo Alfieri

Attori: Fabio De Luigi, Edoardo Leo, Giampaolo Morelli, Giuseppe Ragone, Gianmarco Tognazzi, Matilde Gioli

Commento: Ho visto questo su Primafila di Sky. “Gli uomini d’oro” è un crime metropolitano ispirato a un’incredibile storia vera accaduta il 27 giugno 1996. Il titolo “Gli uomini d’oro” è proprio l’appellativo dato alla banda dai giornali. Il film è ambientato a Torino nel 1996. Luigi Meroni(Giampaolo Morelli), impiegato postale con la passione per il lusso e le belle donne, ha sempre sognato la baby pensione e una vita in vacanza in Costa Rica. Quando il sogno si dissolve scopre di essere disposto a tutto, persino a rapinare il furgone portavalori che guida tutti i giorni. Non può attuare il suo piano da solo, ha bisogno di mettere su una banda criminale. Ingaggia così un postino in pensione, il suo migliore amico Luciano(Giuseppe Ragone), quarantenne insoddisfatto, e il suo collega Alvise(Fabio De Luigi), impiegato insospettabile e con un’esistenza totalmente piatta. La storia si compone di tre capitoli: il playboy, il cacciatore e il lupo. Chiariamo subito che “Gli uomini d’oro” non è una commedia. Dico questo, perché con Fabio De Luigi e Giampaolo Morelli qualcuno potrebbe aspettarsi qualche scena divertente. Scordatevelo. Qui i due attori offrono un’interpretazione seria e drammatica. La pellicola punta i riflettori sin da subito su tutte le imperfezioni e le sfaccettature meno piacevoli dei tre criminali improvvisati. L’idea del film è buona, e non mancano spunti estetici e narrativi apprezzabili. Non tutti i protagonisti sono però a loro agio in questa trasformazione, e il regista si affanna a tenere assieme linee narrative, registri di genere e estetiche. Finendo spesso con lo strafare.

Voto: 6½

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