Non ci resta che il crimine

Moreno, Sebastiano e Giuseppe tentano di sbarcare il lunario proponendo un tour sulla banda della Magliana. Si ritrovano nel 1982.

Non ci resta che il crimineTrama: Siamo a Roma nel 2018 e tre amici di lungo corso, con scarsi mezzi ma un indomabile talento creativo, decidono di organizzare un “Tour Criminale” di Roma alla scoperta dei luoghi simbolo della Banda della Magliana. L’idea, ne sono convinti, sarà una miniera di soldi. Abiti d’epoca, jeans a zampa, giubbotti di pelle, stivaletti e Ray-Ban specchiati, ed è fatta. Sono pronti per lanciarsi nella nuova impresa. Se non fosse che, per un imprevedibile scherzo del destino, vengono catapultati negli anni ’80 nei giorni dei gloriosi Mondiali di Spagna e si ritrovano faccia a faccia con alcuni membri della Banda che all’epoca gestiva le scommesse clandestine sul calcio.

Regia: Massimiliano Bruno

Attori: Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi, Ilenia Pastorelli, Massimiliano Bruno

Commento: Ho visto questo film su Sky Cinema. “Non ci resta che il crimine” è una commedia in cui la realtà supera l’immaginazione e in cui tutto può succedere. Moreno(Marco Giallini) e Sebastiano(Alessandro Gassmann) sono due sfaccendati, anzi, come li definisce l’amico Gianfranco(Massimiliano Bruno) che invece è diventato un uomo di successo, due “poracci”. Con loro c’era anche Giuseppe(Gianmarco Tognazzi), che ora fa il commercialista precario e subisce le angherie del suocero, che lo paga solo quando gli pare. Moreno, Sebastiano e Giuseppe tentano di sbarcare il lunario proponendo un tour alla scoperta dei luoghi simbolo della banda della Magliana. Durante una pausa caffè si ritrovano però, a causa di un ponte di Einstein-Rosen, proprio nel 1982, anno dei Mondiali di calcio in Spagna vinti dall’Italia e periodo d’oro della banda della Magliana stessa. In “Non ci resta che il crimine” ci sono delle ottime gag, anche se non tutte originali, ma comunque decisamente efficaci. E’ un film chiaramente irreale, ma il regista utilizza in maniera intelligente l’amarcord di quel periodo, dalle canzoni alla figurine, e poi i ricordi indelebili delle partite che ci portarono a festeggiare una vittoria bella quanto imprevista. Moreno, Sebastiano e Giuseppe usciranno da questa esperienza molto cambiati e con la voglia di continuare a vivere avventurosamente. Nel finale di “Non ci resta che il crimine”, come accade spesso nel cinema di oggi, vengono gettate le basi per un sequel. Il titolo del film è un omaggio a “Non ci resta che piangere” di Massimo Troisi e Roberto Benigni.

Voto: 7-

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